Per preparare l’opinione pubblica internazionale su un possibile attacco militare contro il Venezuela, la propaganda USA insiste nella menzogna secondo cui il governo di Chavez in Venezuela appoggia i narcotrafficanti. Questa accusa calunniosa svanisce perché il governo bolivariano rivoluzionario considera che è un suo dovere educare ed emancipare i drogati e combatte duramente i trafficanti. Negli USA è l’opposto, ed è per questo per esempio che la produzione di droga prospera in Colombia ed Afghanistan, due paesi distanti e protetti dagli Stati Uniti. Romain Migus riassume il sostegno in cifre.
La fine degli accordi che il Governo Bolivariano intratteneva con la Drug Enforcement Administration in Venezuela (DEA) segna l’inizio di una guerra mediatica e psicologica contro la Rivoluzione Bolivariana. Si sono sentite numerose dichiarazioni del governo statunitense che pretendono di fare credere che le mafie della droga regnano nel Venezuela. Queste calunnie, nonostante siano state smentite da varie documentazioni di organismi internazionali, sono amplificate dalle grandi imprese transnazionali della comunicazione. Il consumatore di questo tipo di informazione tende quindi a denigrare il governo bolivariano.
Questo è l’effetto voluto: far passare nell’opinione pubblica mondiale la Rivoluzione Socialista venezuelana come complice del traffico di droga internazionale per poi giustificare qualsiasi tipo di azione bellica lanciata nel nome della legittima guerra contro il problema della salute mondiale. Il recente accordo che permette all’esercito statunitense di utilizzare sette basi militari colombiane per combattere il narcotraffico e il terrorismo materializza queste minacce guerrafondaie contro il Venezuela.
Ma, più che attaccare il governo venezuelano, conviene domandarsi da dove arriva la nostra informazione, e quanto vale la credibilità della fonte principale di questa campagna continua di bugie medianiche: come dire il Governo degli Stati Uniti e le multinazionali considerano la Rivoluzione Bolivariana come un ostacolo ai loro interessi. Analizziamo a seguire i 5 principali miti che fanno del Venezuela un alleato del narcotraffico [1].
1) Il Venezuela non collabora con la lotta internazionale contro il traffico di droga
L’8 agosto 2005, il governo venezuelano poneva fine alla collaborazione dei suoi servizi segreti della lotta antidroga con i loro colleghi statunitensi della DEA. Le autorità venezuelane segnalarono che gli agenti statunitensi dedicavano più tempo allo spionaggio che a detta collaborazione. La DEA aveva uffici dentro la propria sede della Oficina National Antidrogas venezuelana (ONA – Ufficio Nazionale Antidroghe venezuelano), locali a cui non aveva accesso nemmeno il direttore della ONA. La rottura con la DEA non allontana il Venezuela dalla lotta antidroga, già che, d’altra parte, il detto paese mantiene in questo campo 50 accordi internazionali con 37 paesi, la maggior parte europei, e d’altra parte, il Venezuela continua ad avere un vincolo permanente con le autorità statunitensi per combattere questa piaga, come si evince dalle estradizioni dei trafficanti di droga verso gli USA.
Inoltre, per onorare gli accordi di collaborazione che le autorità venezuelane mantengono con numerosi paesi, vari narcotrafficanti internazionali furono posti nelle mani della giustizia dei paesi che lo chiedevano. Così è successo nel 2008 con le estradizioni verso la Colombia, l’Italia, gli Stati Uniti, il Belgio e la Francia.
In aggiunta a questi accordi bilaterali, il Venezuela collabora pienamente con la Comision Interamericana para el Control del Abuso de Drogas ( Commissione Interamericana per il Controllo sull’Abuso di Droghe), relazione che dipende dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e con l’INTERPOL.
Durante l’anno 2008, gli ambasciatori di Spagna, Germania e Francia in Venezuela realizzarono congiuntamente all’ONA diversi seminari e riunioni di lavori nei quali si riaffermò il compromesso comune della lotta contro la droga. Nel settembre 2009, il Venezuela fu ospite della riunione annuale per l’America Latina e il Caribe, dei Direttori dell’Agenzia Nazionale incaricata di combattere il traffico di droga (HONLEA la sigla in inglese: Head of National Drug Law Enforcement Agencies).
Queste riunioni, realizzate sotto l’auspicio dell’ONU, hanno per obiettivo quello di rafforzare la cooperazione tra i paesi e coordinare la repressione del traffico di droga a livello regionale. I paesi europei, asiatici ed africani partecipano come osservatori.
Dire che il Venezuela non collabora con la lotta internazionale contro il traffico di droga è una mistificazione i cui fondamenti non resistono nemmeno un solo istante ad un’analisi obiettiva del lavoro del Venezuela e degli accordi che il governo bolivariano onora con numerosi paesi ed organismi internazionali.
2) Il Presidente Chavez è sostenitore del traffico internazionale di droga
Il 20 gennaio 2008, durante una visita in Colombia, il precedente direttore dell’Ufficio per la Politica di Controllo delle Droghe della Casa Bianca ha dichiarato che “Hugo Chavez si sta convertendo in un importante facilitatore dell’invio di cocaina verso l’Europa ed altre regioni dell’Emisfero”, leggasi Stati Uniti. Se anche nessuna prova emergerà mai per chiarire l’affermazione del funzionario statunitense, l’intenzione di Walters salta all’occhio. Si tratta di accusare Hugo Chavez di essere in cospirazione con il traffico di droga internazionale. Questa stessa accusa fu l’elemento chiave mediatico che legittimò l’intervento degli Stati Uniti a Panama, nel 1989, e in minor misura l’invasione dell’Afghanistan nel 2001 (oltre al terrorismo). Questa fu anche la ragione che si invocò per attuare il Plan Colombia (Piano Colombia) e il rafforzamento dell’aiuto militare al governo colombiano nella sua guerra contro la guerriglia. In poche parole, si tratta di un’arma poderosa nella propaganda di guerra che anticipa totalmente l’intervento militare.
Salvo che, secondo l’ONU, il 50% di cocaina disponibile nel territorio statunitense entra dalla costa del Pacifico e il 38% arriva navigando lungo le coste dei paesi dell’America Centrale. In altre parole, l’88% della cocaina che arriva agli Stati Uniti non passa, secondo l’ONU, per il Venezuela.
Se Hugo Chavez e il Venezuela non favoriscono per niente il traffico di droga internazionale (nel 2008, il numero dei detenuti venezuelani in Europa per traffico di droga diminuì passando dai 121 condannati a 30) possiamo dire lo stesso degli Stati Uniti?
L’Informe Mundial sobre las Drogas (Rapporto Mondiale sulle Droghe) dell’ONU per l’anno 2008 ricorda alcune cifre illuminanti.
Il maggior produttore mondiale di cocaina è la Colombia, con il 61% della produzione mondiale; il maggior produttore di oppio nel mondo è l’Afghanistan, che concentra il 92,5% della produzione. Questi due paesi contano su di una massiccia presenza dell’Esercito degli Stati Uniti nel loro territorio, il primo nella cornice del Plan Colombia e il secondo dovuto all’occupazione militare “Enduring Freedom”: l’Informativa dell’ONU dimostra che, nonostante l’occupazione militare statunitense, i risultati in materia di lotta antidroga sono catastrofici in entrambi i paesi. Nel caso della Colombia, la produzione di cocaina praticamente non è scesa in 10 anni di aiuto tecnico e militare degli Stati Uniti attraverso il Plan Colombia. Nel caso dell’Afghanistan, la produzione dell’oppio aumentò, secondo l’ONU, del 141% dall’inizio della presenza delle truppe militari e della DEA nel paese. Allora, chi è il facilitatore?
3) Venezuela ospita e protegge i trafficanti di droga internazionali
Non è una buona idea coinvolgersi nel traffico di droga in Venezuela da quando il governo ha deciso di espellere i funzionari della DEA. La chiarezza delle cifre parlano da sole. Nel 2004, con l’appoggio dei funzionari statunitensi, la Giustizia venezuelana condannò 1179 trafficanti (273 stranieri). Quattro anni più tardi e senza la presenza della DEA, il Venezuela ha messo dietro le sbarre 9133 trafficanti (tra cui 419 stranieri). Senza i funzionari della DEA, le condanne aumentarono nel 2008 del 675%.
Se si accumulano i risultati degli ultimi quattro anni della cooperazione con la DEA e compariamo questa cifra con il risultato accumulato dei primi quattro anni di una politica indipendente e sovrana nella lotta antidroga, risulta essere molto positivo e confortante per lo Stato Venezuelano. Durante gli ultimi quattro anni di presenza della DEA, 8823 persone furono arrestate. Da quando il Venezuela ha assunto da solo la sua politica antidroga, 15.174 delinquenti hanno dovuto confrontarsi con la Giustizia del paese.
Ma soprattutto, il Venezuela può essere orgoglioso dell’arresto di Hermagoras Gonzalez Polanco “El Gordo” (“Il Grasso”), capo del cartello della Guarijia e principale dirigente dell’organizzazione paramilitare Autodefensas Unidas de Colombia AUC (Unità di autodifesa della Colombia) in questa regione. Allo stesso tempo, il capo del cartello colombiano dell’Atlantico Norte (Atlantico Nord) Libardo de Jesus Parra Gonzalez fu fermato a Maracaibo. Tutti questi criminali internazionali sono stati estradati verso la Colombia o consegnati all’INTERPOL.
L’italiano Giovanni Civile, arrestato nel settembre 2008 e sollecitato dalla Francia, sta aspettando la sua estradizione.
Nonostante la chiusura dell’ufficio della DEA a Caracas, le autorità venezuelane continuano a collaborare con la giustizia degli Stati Uniti. I narcotrafficanti Daniel Ervin Davis e il messicano Luis Ramon Guerra lo sanno molto bene dal momento che sono stati estradati verso il grande vicino del nord.
Mentre durante gli anni di collaborazione con la DEA, l’organismo statunitense maneggiava esclusivamente l’informazione dei capi sollecitati, dalla rottura degli accordi con questa agenzia, il Venezuela ha espulso o estradato 23 capi internazionali del traffico di droga.
Da quando ha recuperato la sua sovranità nella lotta contro il narcotraffico, il Venezuela si è convertito in un vero inferno per i trafficanti internazionali.
4) Il consumo di droga si è incrementato in Venezuela dall’espulsione degli agenti della DEA
Una delle linee guida della ONA (Oficina National Antidrogas – Ufficio Nazionale Antidroghe) è considerare che “ le confische si misurano in grammi e non in tonnellate”. Se i sequestri record di droga effettuati dall’agenzia venezuelana sono colpi molto forti al narcotraffico, un’attenzione cruciale deve concentrarsi sul consumatore, e non solo in termine di repressione ma insistendo sulla prevenzione.
In questo campo, la ONA ha intessuto una cooperazione con tutte le organizzazioni di tutti i settori della vita sociale venezuelana al fine di sensibilizzare la popolazione sugli effetti devastanti del consumo di droga. Per regolamentare le sue differenze politiche di prevenzione , la ONA lanciò, nel 2008, il Piano “Sembrando valores por la vida” (“Diffondendo valori per la vita”) la cui funzione è la formazione dei cittadini venezuelani affinchè combattano la radice di tutto il consumo.
Di conseguenza, vari laboratori di formazione sono stati realizzati in seno delle scuole della Repubblica per perfezionare il messaggio pedagogico che i professori trasmettono ai propri alunni. Nelle università, alcuni Laboratori Interni Antidroga furono creati per sviluppare progetti di prevenzione con la comunità universitaria.
A livello lavorativo, la ONA ha intessuto una cooperazione con tutte le imprese pubbliche e private con più di 50 impiegati con l’obiettivo di ridurre l’assunzione di droghe e alcool sul posto di lavoro. Da luglio fino a novembre 2008, un corso fu proposto ad alcuni rappresentanti dell’impresariato venezuelano al fine di aiutarli nella prevenzione del consumo di droga e affinché riportino questa formazione nelle loro imprese.
D’altro canto, numerosi eventi sportivi, come tornei di pallacanestro, di calcio, di boxe, di scacchi sono stati organizzati dalla ONA nelle comunità popolari delle grandi città per incentivare nei giovani la pratica regolare di un’attività sportiva e allontanarsi così dal vizio della droga. Questi incontri sportivi sono stati anche il luogo ideale per divulgare il messaggio di prevenzione della ONA.
In più, l’agenzia venezuelana si è impegnata particolarmente nel lavoro con le popolazioni più esposte al problema della droga per ragioni socio-culturali: bambini, bambine ed adolescenti in situazione di strada, popolazione penitenziaria, comunità indigene, cittadini con disabilita’ o popolazioni confinanti con la Colombia, primo produttore mondiale di cocaina.
Come ufficio governativo, la ONA ha saputo adattarsi ai cambi strutturali dell’apparato statale venezuelano, nella sua conversione in un vero Stato Rivoluzionario, dando una priorità alla collaborazione con i Consigli Comunali. D’accordo con gli articoli 8 e 9 della Legge dei Consigli Comunali, la ONA partecipa nella realizzazione del Comitato Prevenzione Comunale per rinforzare la realizzazione locale del lavoro di informazione sul pericolo della droga da parte delle organizzazioni di base. Inoltre, al fine di tessere una potente rete sociale, la ONA istituzionalizzò, con l’aiuto delle comunità organizzate, la figura del responsabile antidroga in tutti i livelli dello Stato Venezuelano (Regionale, Municipale e Parrocchiale) incorporando in questo modo 11.296 cittadini nel lavoro preventivo della lotta contro la droga.
Questo lavoro quotidiano ha prodotto buoni risultati. Secondo le cifre dell’ONU, il Venezuela ha un consumo per abitante abbastanza debole, chiaramente inferiore ai paesi europei, e senza nessuna comparazione possibile con il primo consumatore di droga: gli Stati Uniti. Per esempio, la città di New York ha un consumo di cocaina per abitante 12 volte più alto che Parigi, e molto più che qualsiasi città importante del Venezuela.
5) I risultati ottenuti dal Venezuela nella sua lotta contro la droga sono deplorabili
Esiste già una categoria di persone che non crede a questa bugia mediatica: gli stessi trafficanti.
I risultati positivi del governo bolivariano nella guerra contro il narcotraffico crebbero in maniera costante all’espulsione dei funzionari della DEA.
Mentre il governo bolivariano aveva confiscato 43 tonnellate di droga nel 2004, grazie alla collaborazione con la DEA, questa cifra aumentò fino a 77,5 tonnellate di droga confiscate non appena i funzionari statunitensi furono espulsi. I buoni risultati di questa politica indipendente nella lotta contro il narcotraffico si confermano se analizziamo le confische dei primi quattro anni senza la collaborazione della DEA (250.298,19 chilogrammi di droga confiscata). Possiamo constatare un aumento del 63% di tonnellate di droga confiscata da quando la DEA non realizza nessuna intromissione negli affari del Venezuela.
Resta da sottolineare che i buoni risultati del Venezuela continuano ad aumentare. Durante l’Operazione Boquete, sviluppata nell’anno 2008, 223 piste clandestine di atterraggio utilizzate dai narcotrafficanti furono distrutte. Queste operazione, si avvalse della partecipazione di 600 funzionari appartenenti alla ONA, delle Forze Armate Nazionali Bolivariane e della Guardia Nacional (Polizia Militare), appoggiati da elicotteri MI-17, da aerei F-16 ed anche dai nuovi radar di fabbricazione cinese recentemente acquistati per lottare con il traffico internazionale.
Inoltre, la distruzione dei laboratori, che generalmente confinano con la Colombia, è una priorità del governo venezuelano. Solamente nell’anno 2007 il Venezuela smantellò 12 laboratori clandestini che producevano fino ad una tonnellata giornaliera di cocaina al mese.
Generalmente, tanto gli organismi internazionali come l’ONU, o la OEA (Organizzazione degli Stati Americani) attraverso il proprio Mecanismo di Evaluacion Multilateral (Meccanismo di Valutazione Multilaterale), come i numerosi paesi che mantengono accordi bilaterali con il Venezuela nella lotta antidroga, concordano tutti nel segnalare i buoni risultati del Venezuela in questo campo.
Traduzione di Adriana de Caro
[1] Le cifre che utilizziamo sono estratte dall’”Informe Mundial sobre las Drogas” (Rapporto Mondiale sulle Droghe) realizzato dall’ONU nel 2007 e nel 2008, così come i risultati della “Oficina Nacional Antidrogas” (Ufficio Nazionale Antidroghe) del Venezuela.